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La provincia di Biella è conosciuta a livello internazionale per il suo successo industriale, in particolare nel settore tessile. Marchi come Zegna e Fila hanno scritto una parte importante della sua storia economica e identitaria. Nel tempo, però, accanto al tessuto produttivo è emersa anche una vocazione turistica: dal Santuario d’Oropa all’Oasi Zegna, passando per altre iniziative private nate in modo spontaneo.

È proprio da questa base che è partito il progetto voluto dal GAL Montagne Biellesi – capofila di un’alleanza più ampia di stakeholder – con l’obiettivo di dotare l’intero territorio di una visione coerente e condivisa per lo sviluppo turistico.

Un’identità da ritrovare, prima ancora che da comunicare

 

Il lavoro si è aperto con una fase analitica, per comprendere a fondo lo stato attuale del turismo biellese: l’offerta, i flussi, i progetti già avviati, la governance. Le interviste qualitative hanno restituito un elemento trasversale: la volontà di aprirsi alle opportunità offerte dal turismo, ma con alcuni timori rispetto a ciò che questa apertura comporterebbe.

Una condizione che poteva rallentare la stesura del progetto, se non affrontata in modo diretto. Per questo motivo, la visione strategica è stata costruita attorno al concetto di “APRI”: Biella apri gli occhi, la mente, la bocca, le braccia.

Una strategia attorno a quattro aperture

 

Le quattro dimensioni del verbo “aprire” sono diventate gli assi portanti della strategia. Aprire gli occhi significa sviluppare consapevolezza; aprire la mente assumere un atteggiamento più concreto e pragmatico; aprire la bocca richiama la capacità di raccontarsi in modo coerente; aprire le braccia invita all’accoglienza e alla costruzione di un prodotto ordinato e messo in rete.

All’interno di questo impianto sono state inserite le azioni prioritarie: dallo sviluppo di prodotti turistici differenziati, alla costruzione di un’identità condivisa, fino alla creazione di strumenti per rafforzare il coordinamento tra pubblico e privato.

Una vocazione per il turismo slow

 

L’analisi ha rivelato una chiara potenzialità del territorio verso il turismo lento: natura, spiritualità, cammini, enogastronomia. È stata individuata una serie di prodotti di alta attrattività, in grado di fungere da motivazione di vacanza, affiancati da prodotti ancillari pensati per ampliare e diversificare l’esperienza.

Un lavoro che ha permesso di chiarire le priorità strategiche, ma anche di mettere a fuoco dove e come intervenire per rafforzare l’attrattività complessiva del territorio.

Equilibrare le forze per costruire un piano operativo

 

Un’ulteriore attenzione è stata riservata all’equilibrio tra pubblico e privato. Oggi, infatti, sono soprattutto i privati a trainare lo sviluppo turistico biellese. Il progetto ha cercato di riequilibrare questa dinamica, rafforzando la regia pubblica senza disperdere l’iniziativa imprenditoriale.

Il percorso si è concluso con una pianificazione operativa di medio periodo, che delinea azioni, tempi e attori coinvolti. Un passo importante verso un turismo più strutturato, più consapevole e, soprattutto, più aperto.

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