Turismo Trentino, inverno con numeri da record!
Con la conclusione della stagione invernale 2022/2023 sono emerse le prime statistiche e report rispetto ai numeri prodotti dal sistema turistico provinciale.
La sentenza è chiara e inoppugnabile: ci troviamo di fronte ad un nuovo record!
“Bene, anzi benissimo” è la prima considerazione che ci viene da fare.
Soprattutto perché lo scenario iniziale, delineato verso la fine della stagione estiva, non poteva che lasciare davvero perplessi gli operatori del comparto. Le ragioni erano chiare e note a tutti: effetti del conflitto russo-ucraino, aumento dell’inflazione, crescita vertiginosa dei tassi di interesse sui mutui, etc. Insomma, quasi una “tempesta perfetta”.
Eppure il sistema ha retto meglio delle aspettative.
Merito sicuramente del buon lavoro prodotto dalle Istituzioni che, nel tempo, sono state capaci di rafforzare il brand Trentino, facendolo diventare uno dei più riconosciuti ed apprezzati dal mercato, nonché del sistema d’offerta che ha reso le località molto ambite e ricercate.
Proviamo però ad andare oltre.
Scostiamo la panna montana, per quanto dolce e piacevole, e addentiamo la torta.
La torta “ci dice” che il territorio ha generalmente prodotto un aumento significativo delle tariffe skipass, perlopiù a causa dei costi delle materie energetiche. Peraltro, aumenti ulteriori sono previsti anche per la prossima stagione invernale. Al contempo sono aumentate le tariffe delle strutture ricettive, generalmente tra il 10% ed il 20%, sempre in virtù della necessità di coprire le spese crescenti.
Rincari quindi accettati dal mercato, almeno nel breve periodo.
In una logica di visione di medio periodo è lecito pensare che gli ospiti non saranno altrettanto disponibili a riconoscere certe cifre a parità di servizio ricevuto.
In altre parole, è necessario che gli operatori comincino seriamente ad interrogarsi su come migliorare la propria offerta, dando vita ad investimenti ragionati e differenzianti.
È proprio questo un aspetto che mi preme sottolineare. Il sistema ricettivo provinciale, per quanto sostenuto ed economicamente in salute, fatica a dare vita ad investimenti ben concepiti ed in grado di evolvere il comparto.
Le cause sono individuabili principalmente in tre fattori: mancanza di visione strategica, mancanza di capacità di differenziazione, carenza di personale.
Molti imprenditori faticano a definire una visione strategica per la propria impresa ed avanzano per tattica.
Non si stanno interrogando su come affrontare alcuni trend in atto e come offrire servizi davvero “centrati” sulle esigenze degli ospiti.
Al contempo, quando si attivano, tendono a “scimmiottare” i cugini altoatesini (tanto invidiati, quanto copiati) dando vita a progetti architettonici spesso anonimi, scarsamente identitari e talvolta qualitativamente mediocri.
Infine la “grande scure” della mancanza di personale che spaventa gli operatori, limita gli investimenti e sta portando all’adozione di un approccio semplicistico: tagliare e semplificare i servizi.
Sono in crescita le strutture che vogliono chiudere i ristoranti interni per approcciare formule b&b o quelle che sperano in una conversione a residence. Non proprio un comportamento in linea con le esigenze attuali della clientela.
Una mancanza di personale che meriterebbe un diverso approccio, maggiormente consapevole ed articolato.
Si tratta dunque di problematiche differenti che non possono essere ignorate e che necessitano di approcci specifici.
L’auspicio è che il sistema turistico provinciale sappia affrontare con continuità e competenza queste partite anche in futuro.