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  4. Numero chiuso nel turismo: rischio o opportunità?

Che si tratti di piccole porzioni territoriali, come le spiagge in Sardegna di San Teodoro o Stintino, di laghi Alpini come Braies o Tenno, piuttosto che di intere destinazioni come nel caso dei Comuni costieri della Liguria… molte Amministrazioni si trovano a dover gestire numeri ormai “fuori controllo” che rischiano, seriamente, di produrre effetti negativi sull’intero sistema d’offerta.

 

La regolamentazione dei flussi mira dunque a dare risposta a due obiettivi primari.

  • Da un lato riuscire a soddisfare le esigenze di ospiti sempre più interessati a vivere esperienze autentiche, a stretto contatto con la natura, con il tessuto territoriale, con le persone che vi abitano.
  • Dall’altra la necessità di tutelare e salvaguardare quelle risorse naturali e territoriali che, proprio in virtù di carichi antropici crescenti, rischiano di essere progressivamente compromesse.

 

Di fronte a questo scenario è lecito domandarsi: sono maggiori i rischi o le opportunità?

Per dare risposta a questo quesito, estremamente attuale, dobbiamo considerare come la scelta di porre delle regolamentazioni non può essere “assoluta”, ossia applicabile a tutti i contesti.

 

Per riuscire nell’intento non è sufficiente definire un “numero limite” o delle restrizioni, ma serve produrre un ragionamento organico che tenga in considerazione una molteplicità di fattori. Non ultimo gli effetti sociali ed economici che potrebbero essere generati sul territorio.


Un contingentamento potrebbe infatti generare un minore turnover finanziario ed indebolire, di conseguenza, il tessuto imprenditoriale locale.

Al contempo ci sono due principi cardine che possono giocare a favore di questa scelta.


Il primo è comunemente conosciuto come “principio di scarsità”.

Anche nel turismo vale la regola che quando un bene è scarso, in termini quantitativi, aumenta il valore percepito da parte degli ospiti. In altre parole può diventare un’esperienza esclusiva, preziosa.

 

Il secondo principio lo potremmo definire come “attribuzione di valore per creazione di valore”.

Affinché il mercato riconosca un valore più elevato al nostro prodotto turistico dobbiamo lavorare per rafforzare il prodotto stesso e renderlo davvero capace di dare risposte ai bisogni degli ospiti. Maggiore sarà la percezione che il prodotto soddisfa una specifica esigenza e maggiore sarà il valore che gli utenti saranno disposti a riconoscere.

 

In questo senso una gestione controllata dei flussi può risultare vincente, perché in grado di assicurare continuità alla destinazione nel rispetto delle risorse naturali ma, al contempo, di aumentare il valore riconosciuto da parte dell’ospite.


Affinché ciò possa accadere è però necessario seguire un metodo di lavoro, ben definito e strutturato, che permetta di produrre effetti sistemici.

Perché improvvisare difficilmente è una buona idea, e questo vale anche nel turismo.

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Matteo Bonazza
Scritto da Matteo Bonazza Sono una persona curiosa, sempre pronta a cogliere nuove sfide. Da circa 15 anni mi occupo del prodotto turistico e del destination management, lavorando al fianco di strutture ricettive e soggetti pubblici.
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