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  4. Mondo Sci: la necessità di fare alcune riflessioni

L’inverno 2020-2021 passerà alla storia per la mancata apertura degli impianti da sci.
Una stagione di stallo che, causa la preoccupante persistenza della pandemia, ha impedito l’apertura di molte strutture ricettive.

Ad onor del vero nessun DPCM ha impedito in modo chiaro agli albergatori di sollevare la serranda, tuttavia l’impossibilità di aprire gli impianti, il divieto di spostamento tra regioni ed altre limitazioni hanno di fatto impedito ai titolari delle imprese turistiche e al sistema in generale di poter essere operativo.

Le ricadute economiche saranno importantissime e drammatiche per alcuni attori ma speriamo che, grazie anche alla messa in campo di utili strumenti di sostegno, si possano contenere i danni.

C’è però una cosa che mi ha inizialmente stupito, per diventare poi fonte di preoccupazione. Parlando con gli operatori ho percepito tanto dispiacere ed un forte senso di rassegnazione (comprensibile), mentre quasi nessuno, di fronte a questa situazione, ha dimostrato un atteggiamento proattivo.

Mi pare che, nel complesso, regni l’idea che dopo questo periodo di pausa forzata tutto riprenderà in modo pressoché immutato e che, l’inverno 2021-2022, potrà essere affrontato con una certa serenità.
Insomma, che in fondo non valga la pena sedersi per ripensare il turismo invernale, magari investendo sull’extra sci e su tutte le esperienze correlate.

Basta allarmismi, tavoli di lavoro, gufi … «ci vuole fiducia», dicono alcuni.

Ma siamo davvero sicuri che sarà così? O forse questi soggetti sono affetti da una miopia, provvisoria o permanente, che gli impedisce di leggere correttamente la situazione?
Provo allora a condividere un mio ragionamento con voi.

L’unico modo per poter tornare alla normalità è dato dalla vaccinazione di massa, e su questo concordano tutti gli esperti. Nel frattempo la UE sta ragionando sull’introduzione di un Covid Pass (una sorta di passaporto sanitario) che consentirà di certificare l’immunità e, di conseguenza, la possibilità per il singolo di viaggiare in sicurezza.

Fin qui tutto chiaro e incoraggiante… se non fosse che la campagna vaccinale sta avendo degli importantissimi ritardi, in Italia come in altri paesi europei.
Fatta eccezione per le categorie più deboli ed esposte (anziani, addetti alla sanità, etc.), il resto della popolazione potrà essere vaccinata solo in autunno inoltrato o, più probabilmente, ad inizio primavera. Ne consegue che il numero di Covid Pass in circolazione saranno molto limitati e gli spostamenti internazionali decisamente difficili.
A sostegno di questa ipotesi possiamo dire che alcune società d’impianti stanno effettuando delle simulazioni per l’inverno 2021-2022 con un significativo contingentamento dei numeri.

Significa che sono al vaglio delle ipotesi per una stagione al 50% della portata degli impianti, con conseguente ricaduta sul numero di skipass disponibili alla vendita.

Immaginando quindi che molti ospiti vorranno venire in montagna per l’inverno, ma che il sistema non potrà, obtorto collo, dare a tutti questa possibilità, la mia domanda è: come ci stiamo preparando?
Stiamo ragionando, sia a livello di sistema che di singola struttura, su una strategia complementare?

Per trovare una risposta efficace al problema pandemia sarà fondamentale che il contesto territoriale riesca a superare le naturali resistenza ad un cambiamento che, nei fatti, è già avvenuto. Solo così potrà trovare il modo di affrontare questo scenario.
Uno scenario che potrebbe anche migliorare, per carità. Ce lo auguriamo. Ma che potrebbe anche rimanere invariato per molto tempo, e per il quale sarebbe meglio trovare una soluzione. Possibilmente in tempi brevi.

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