1. Home
  2. Blog
  3. Progetti Territoriali
  4. Valsesia e il nuovo progetto di sviluppo turistico

La Valsesia è una valle alpina nella provincia di Vercelli, in Piemonte.

 

Ricca di storia e di natura, è famosa soprattutto per la città di Varallo e i suoi piccoli borghi montani di tradizione Walser.

Dopo aver costruito nel suo passato più recente una florida economia industriale, oggi la sfida della valle è quella di riaprirsi al mercato del turismo.

Farlo permetterà di dare un nuovo impulso alla sua economia, proteggendo i piccoli borghi dal rischio di un definitivo spopolamento.

 

Ne parliamo con Francesco Pietrasanta, sindaco di Quarona e Presidente dell’Unione Montana Valsesia, uno dei principali enti mandatari del progetto di rilancio.



Iniziamo dalla Valsesia. Come la descriveresti?

La Valsesia è una valle ricca e variegata.

Inizia con le colline di Gattinara, poi sale verso i centri più urbanizzati e industrializzati di Borgosesia e Quarona; qui passa per Varallo, città d’arte, e infine sale in alto dove ci sono i vecchi borghi e gli impianti sciistici.

È un piccolo ecosistema fondato su radici diverse, grazie alle quali potrebbe offrire tanto e mettere insieme una buona proposta turistica. Dalla cucina ai trekking, dalla pesca allo sci passando per i luoghi d’arte; potremmo dire che non ci manca niente.

Dobbiamo solo riuscire a mettere a sistema tutte queste possibilità, presentandoci all’esterno nel modo migliore.

L’obiettivo del nuovo progetto di rilancio è anche questo. Far capire al visitatore che può venire dieci giorni in Valsesia senza annoiarsi mai.

 

 

La vostra è una comunità molto frastagliata. Dalla piccola cittadina si passa in un attimo al borgo montano… 

Quelle che oggi sono piccole realtà, una volta potevano contare duemila persone. Parliamo, ovviamente, di quando si abitavano principalmente i versanti più alti.

Lì si poteva sfruttare la migliore esposizione al sole e lavorare con gli allevamenti e l’agricoltura, difendendosi dai pericoli.

Tutti fattori che, storicamente, hanno avuto un peso importante nella scelta degli insediamenti.

Col tempo poi l’industrializzazione ha portato le fabbriche vicino ai corsi d’acqua e infine nel fondovalle, attirando con sé la maggior parte della popolazione.

Dove prima erano in molti oggi sono rimasti in pochi, e dove prima erano in pochi oggi sono in molti. Col rischio, ovviamente, di veder abbandonare definitivamente i piccoli borghi a monte.

Un rischio che vogliamo assolutamente allontanare.

 

 

Ad oggi, quanto è importante il settore turistico per la Valsesia?

Attualmente non possiamo dire di avere il turismo come economia trainante.

Quello che conta, però, è che lo può diventare.

Qui il lavoro non manca, ma rimane legato a una dimensione artigianale e operaia che non riesce a trattenere i giovani.

Riuscire a riportare il turismo in valle significherebbe creare nuove opportunità di impiego per chi ci abita, attrarre nuove attività e servizi e richiamare nuova popolazione.

 

Eppure, il turismo in Valsesia c’è sempre stato…

Diciamo che in passato abbiamo vissuto alcuni momenti d’oro.

Penso, per esempio, alle stazioni sciistiche di Mera o ad alcuni borghi laterali, dove i flussi turistici provenienti da Milano e da altre città del nord-ovest trascorrevano le proprie vacanze.

C’era anche una discreta presenza di stranieri, in particolare di francesi.

Col tempo però le abitudini e i luoghi di frequentazione sono cambiati e tutto è andato un po’ scemando.

Recentemente c’è stata una ripresa di Alagna e dei suoi impianti a fune, ma per ora è un caso che rimane isolato.

 

 

Alagna però non è l’unico vostro punto di interesse.

Assolutamente no.

Pensiamo anche solo a Varallo, una città storica, ricca d’arte, che a suo tempo è stata molto visitata.

Qui ospitiamo uno dei Sacri Monti più belli del Piemonte, oltre a molte opere d’arte di artisti di fama internazionale, come quelle di Gaudenzio Ferrari.

Purtroppo però, come ho già detto, le mete degli italiani sono un po’ cambiate. Oggi, tolta Alagna, tutto il resto rimane un po’ in sospeso.

L’esigenza di rilanciarle questo territorio da un punto di vista turistico arriva però da un dato di fatto: questa è una valle stupenda, ricca di natura, di arte, di cucina e di tradizioni.

Possiamo ottenere molto di più se riusciremo a proporci nel modo giusto.

 

Il sentimento di campanilismo, tipico della dimensione valligiana, ha influito molto nello sviluppo del vostro territorio?

Fino a qualche tempo fa si aveva la sensazione che le cose fossero quasi dovute.

Uscivamo dagli anni ’90 e tutti stavamo bene, poco importava se pensavamo solo al nostro piccolo...

Continua a leggere su Guest You

Scopri l'intervista completa sulla nostra rivista. Scarica gratuitamente Guest You per leggere questo e molti altri contenuti di valore.

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani sempre aggiornato!
Attenzione!
Per un'esperienza di navigazione completa utilizza il tuo dispositivo in verticale.
Grazie!