Predazzo è uno dei piccoli comuni trentini destinati ad ospitare alcune delle competizioni delle prossime Olimpiadi invernali.

 

La sfida è grande, ma l’entusiasmo e la voglia di cogliere le opportunità che l’evento porta con se sono tanti.

 

Ne parliamo con Maria Bosin, Sindaco di Predazzo.

 

 

 

Quanto è stato importante essere confermati come località ospitante?

Moltissimo, e non solo per una questione di orgoglio.

Dobbiamo infatti considerare anche un aspetto un po’ meno romantico e più pragmatico: Predazzo è una piccola comunità.

Questo significa che un impianto sportivo come questo, di valenza internazionale, grava sulle sue nostre risorse in modo importante.

Molte volte ci siamo interrogati sulla reale sostenibilità della struttura da parte di un comune piccolo come il nostro, perché anche se la Provincia ci affianca in molti aspetti della sua gestione, buona parte delle spese rimane a carico nostro.

In questo senso le Olimpiadi sono un po’ un sogno che si avvera, perché tutti i sacrifici che sono stati fatti nel tempo hanno l’occasione di essere ricompensati.

Non solo per l’opportunità di rinnovare la struttura, che ormai ha compiuto 30 anni, ma anche per l’indotto economico e di immagine che l’evento potrà generare.

 

 

Immagino che la fase di preparazione sia già iniziata. A cosa state lavorando in questo momento?

Ad oggi ci stiamo concentrando su due obiettivi.

Il primo è l’adeguamento dei trampolini e delle infrastrutture sportive, le quali dovranno essere pronte già per l’inizio del 2025.

Parliamo di un progetto cui sono stati inizialmente destinarti 23 milioni di euro. Dico inizialmente perché potrebbero non essere sufficienti: ricostruire l’impianto sfruttando le tecnologie più moderne richiederà quasi sicuramente un impegno maggiore.

Ad ogni modo, definire il progetto ci permetterà di partire il prima possibile con la gara d’appalto, che essendo europea richiederà qualche tempo.

Il secondo obiettivo riguarda invece lo sviluppo di un ragionamento più ampio, capace di dare a questi interventi un valore che vada oltre l’evento olimpionico.

Purtroppo quello del salto è uno sport di nicchia e difficilmente lo si può praticare a livello amatoriale o dilettantistico. Non ci si può improvvisare saltatori.

Ecco perché stiamo pensando di creare un polo che includa anche altre fonti d’attrazione, capaci di offrire ai visitatori una serie di servizi aggiuntivi.

Potrebbe ospitare, per esempio, un museo dello sci altamente digitalizzato e un simulatore di volo dove poter fare esperienza dello sport attraverso una zipline.

Integrare un’offerta ricettiva ci aiuterebbe a rendere lo stadio un punto di interesse per i flussi di Fiemme e Fassa, sfruttando tra le altre cose la vicina partenza degli impianti di risalita per la catena del Latemar.

 

 

Quelle di Fiemme e Fassa sono delle valli piuttosto trafficate. Avete già sul tavolo qualche progetto per migliorarne la mobilità?

La provincia sta portando avanti il progetto per il brt, il Bus Rapid Transfer.

Si tratta di costruire delle corsie preferenziali lungo alcuni punti delle valli di Fiemme e Fassa, così da permettere al trasporto pubblico di muoversi più agevolmente in alcuni tratti e mantenere la puntualità anche nei momenti di traffico intenso.

La flotta sarà poi implementata con veicoli elettrici e a metano, così da poter rendere il numero delle corse più frequente.

È una soluzione valida, anche se...

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